Commento critico di Pillon
"[…] anche il rosso di Massimiliana Sonego si dà in superficie. È il colore di arredi e suppellettili che da sempre le fanno compagnia. Colore che poi si libera dell’oggetto. Disegno e colore allora si separano e si dissociano, prendono strade diverse, si sovrappongono, ma non combaciano, slittano in contrappunto e galleggiano in libertà, a formare tarsie, gioiose e sontuose, che sanno di Matisse, di Picasso e di Braque. Decorazione? Non solo. Talora sulla superficie ritorna una chiazza arancione, fluorescente, orlata di nero. Si tratta della stilizzazione di un’innocua fruttiera. Ma rompe e apre l’immagine, come la bocca di un forno, culinario, crematorio - così ci ha fatto notare Claudia Buttignol pochi giorni fa -. Sfacciato forno del rosso, direbbe ancora Zanzotto. È forse lì il punctum? E forse lì il perturbante? Non vela ma circonda - Massimiliana - il vuoto-pieno della Cosa.
Fra i grigi cinerei di presenze perdute di Madre, la fruttiera arancione è un salvagente vitale a cui appigliarsi, mi confessava l’artista. Ma è anche altro. È l’incontro traumatico con la presenza-assenza della Madre: ci richiama al suo alveo, protrude nella sua incandescenza".