"Gli oggetti sono i protagonisti dei miei lavori. Non si tratta di oggetti qualunque ma di veri Oggetti d'affezione. L'immaginario e la tensione che scaturiscono dalla loro presenza mi conducono, attraverso percorsi diversi, a sondare la realtà nei meandri della mente. I vasi, il carillon, la sedia, la poltrona diventano così una sorta di simboli che, come un codice linguistico, cercano di descrivere pensieri e sensazioni i quali, traducendosi in immagini, si aprono a prospettive e visioni. I ricordi, gli eventi, i pensieri, le convenzioni prendono via via forme diverse, assumono nuove evidenze, in un continuo e a volte ritmico spostamento di punti di vista. Le frammentazioni, le condensazioni, le contrapposizioni, le sovrapposizioni che si succedono (o succedono) in questa mia modalità espressiva si rifanno ai modi dei grandi movimenti di avanguardia del '900 che hanno, per primi, saputo tradurre i cambiamenti e le esigenze legati al contemporaneo. Il mio lavoro, nato come necessità di rappresentazione realistica degli oggetti, è passato, attraverso una ricerca di essenzialità, ad una indagine più profonda. L'oggetto, che assume ai miei occhi sempre più il valore di simbolo comunicativo, come in una sorta di specchiamento mi permette di vedere l'invisibile e di dare forma ai miei pensieri.”
“Questo luogo è il mio rifugio: ritrovo me stessa perché sono attorniata dai miei oggetti. Qui riallaccio i fili del passato, che si riattualizza costantemente, arricchendo il presente di nuove sfumature, nuovi colori, nuove visioni”.
“Questo luogo è il mio rifugio: ritrovo me stessa perché sono attorniata dai miei oggetti. Qui riallaccio i fili del passato, che si riattualizza costantemente, arricchendo il presente di nuove sfumature, nuovi colori, nuove visioni”.
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