Commento critico di Elsa Dezuanni
"[…] Intorno al 2005, mentre scopriva la potenzialità della linea a definire la forma, andava smagrendo progressivamente la materia; l’originaria visione emotiva delle “cose” si trasformava via via in una sperimentazione di pittura à plat, in cui i contenuti, sullo sfondo di ampie campiture, venivano disposti in ordine ritmato e resi riconoscibili dai contorni di linee corsive e decise e da dettagli decorativi appena accennati: un cuscino, un cassetto o il disegno di una tappezzeria. La crescente stilizzazione data agli elementi costitutivi del dipinto l’ha portata dunque a investire il segno del compito di sviluppare la vitalità dell’insieme, rendendolo forte e robusto nel suo dare identità ai vari soggetti-oggetti, e nel contempo sottile nel conferire loro un’apparente tridimensionalità, in creazioni anche di grandi dimensioni. Così facendo, la tavolozza transitava verso raffinati accostamenti: armoniosamente pacati quelli orchestrati sui grigi e gli ocra, brillantemente squillanti quelli col dominio dei rossi, ma sempre coordinati dalla presenza del nero, che lega un oggetto all’altro, un’opera all’altra. Va rilevato che i soggetti delle sue raffigurazioni sono spesso le “cose” che la circondano in ambito domestico o i “fatti” riconducibili alla sfera privata.
A marcare una svolta nel 2011 è la lunga tela intitolata Fluxus 1 (un metro e trenta per otto e mezzo!), in cui le componenti narrative – fino allora evidenti nella poetica di Sonego – non sono più decodificabili, quasi come se la nuova sintassi dell’autrice fosse diventata un alfabeto della mente, per un linguaggio che a tutt’oggi costituisce la sua personalissima cifra. Su campiture che determinano la spazialità dell’opera, le “cose” appaiono tramutate in forme variamente definite – tra le quali rimane distinguibile il solo ripetersi di una brocca – ed esse animano la composizione di un brulichio che ha un andamento rotatorio; un brulichio però solo apparente, poiché a ben guardare ogni elemento sta al giusto posto nel bilanciamento strutturale complessivo. I vivaci risalti timbrici sono partecipi del dinamismo dell’opera, che tuttavia non viene meno anche quando ad affabulare sulla tela è il solo segno nero su un fondale tutto bianco o tutto rosso. A chiarire l’intento di narrazione restano i titoli, quali Sotto la luna, La fruttiera piangente, Spruzzi, …, oppure Argia, riferimento letterario a Le città invisibili di Italo Calvino. Nel transitare dalla raffigurazione del visibile, di cui si è detto, a quella – che all’osservatore appare ricca e misteriosa – di una propria interiorità, Sonego continua a generare, con tecnica accorta, un’energia contagiosa".
(estratto da catalogo mostra L’arte fa bene al cuore, IX edizione, 2017)